Mons. Renzo Bonetti a Molfetta per un incontro regionale di Pastorale Familiare

Raffaele Bruno   Lo scorso 5 giugno a Molfetta, presso il Seminario Regionale, si è tenuto un incontro con don Renzo Bonetti, organizzato dalla Commissione di Pastorale Familiare, che ha visto la partecipazione di rappresentanti da tutte le Diocesi pugliesi. L’incontro è stato centrato su due punti fondamentali: “La grazia del sacramento: stupirsi del dono grande” e “Rinnovare la Pastorale a partire dal Sacramento”.

Mons. Bonetti ha iniziato la sua relazione affermando che la Fede è il punto di partenza per cogliere l’importanza del sacramento, non solo nel suo momento celebrativo ma in tutto l’arco della vita. Credere conferisce alla coppia di sposi un’autentica giovinezza perché si è collocati all’interno di un mistero grande, si è collocati nell’eternità. Senza la fede si può anche essere una coppia bellissima, ottima e con un perfetto accordo; ma per riscoprire la bellezza di questo sacramento è indispensabile la fede in Gesù, vivo e risorto, perché egli è vivo in mezzo a noi. Senza Gesù non c’è piena comprensione delle nozze (cfr. Familiaris consortio n. 13). Solo in Gesù la coppia di sposi trova la pienezza dell’amore mentre generalmente si pensa alla grandezza di questo sacramento espressa come famiglia “sistemata” o nell’essere una bella famiglia.

Le nostre nozze dove trovano la spiegazione, la loro origine? Hanno la loro radice, la loro fonte nelle nozze alte di Dio con l’umanità e nelle nozze di Gesù con la Chiesa (cfr. Familiaris consortio n. 57). L’Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano e non c’è unità più forte al mondo di quella che Gesù ha realizzato con l’Eucaristia. Lui è lo sposo, Lui attualizza le nostre nozze. L’Eucaristia, invece, produce pienezza nella coppia e accelerazione come nient’altro. Se si vive l’Eucaristia come coppia, essa dà un amore speciale che nessun abbraccio può dare (mons. Bonetti consiglia alle coppie di sposi di prendere l’Eucaristia insieme e dopo, tornati al posto, di scambiarsi un gesto, un bacio o tenersi per mano per qualche minuto).

Fino a che punto devo amare mia moglie/marito? Se Cristo Sposo è il modello da imitare e gli sposi sono resi capaci di amarsi l’un l’altro come Cristo ci ha amati, fino a che punto si deve amare? Gesù sulla croce ci dice: “Guardami”. Cristo ci ha amati fino a morire sulla croce: gli sposi ricevono la capacità di amare fino a questo livello tutti i giorni, cioè la capacità di amare nel sacrificarsi e, nel sacrificio, di vivere l’amore. Il sacrificio è l’unica possibilità di spostare i confini della capacità di amare.

Qual è allora l’obiettivo della famiglia? “Farsi una bella famiglia” significa generare delle fatiche inutili perché lo scopo della vita non è fare una bella famiglia, perché se fosse così allora sarebbe un fallimento. Il nostro obiettivo è una famiglia più grande, dove siamo tutti fratelli e sorelle. Lo scopo è quello di essere fatti per fare la famiglia di Dio. La coppia è un motorino di avviamento per arrivare a formare la famiglia di Dio. E l’Eucaristia, pertanto, è anticipo di quella famiglia grande di Dio. In questo progetto, gli sposi hanno una identità grande, un potere ed un dono grandi che è quello di amarsi come Gesù Cristo ci ama. Gesù, amandoci fino a morire, ha preso su di sé i nostri peccati e li ha amati fino a portarli sulla croce con sé per salvarci. L’amore degli sposi è un amore che redime, che salva, prendendo su di sé i difetti di lui, di lei, consumandoli nell’amore. Gli sposi sono chiamati a vivere, come Gesù, l’amore gratuito, assumendosi tutto l’uno dell’altra per tutta la vita. Dio, l’Onnipotente, si è fatto carne facendo abitare l’amore straordinario di Dio nella ferialità più banale: è lo straordinario vissuto nell’ordinario. Tutta la vita normale della coppia, allora, diventa un ordinario da vivere straordinariamente, perché abitato da una grazia straordinaria.

Mons. Renzo Bonetti ha quindi indicato le seguenti modalità per rinnovare la Pastorale a partire dal Sacramento:

1° – Identità dello sposo-sposa che nel sacramento del matrimonio portano a compimento/rivelazione il mistero antico della creazione; infatti uomo/donna sono al centro della creazione. Gli sposi sono chiamati a condurre alla contemplazione del creato. Se mettiamo al centro della vita le cose materiali, rovesciamo tutto. Non posso esaltare la bellezza di una montagna se nel mio cuore non sono in grado di esaltare la bellezza dell’uomo/donna.

2° – Gli sposi sono chiamati in questo progetto di alleanza di Dio, con Cristo. Gli sposi non sono chiamati a sostituire i preti ma la coppia ha una relazione con Cristo ponte-fice, ovvero  colui che vuole costruire “ponti”; pertanto gli sposi danno concretezza a questo Cristo che vuole essere abbracciato. Io compio missione nella misura in cui porto qualcuno a conoscere Cristo, ad abbracciarlo. Il matrimonio, allora, è sacramento per la missione, per il servizio altrui. Negli sposi ci deve essere la passione dell’annuncio, la passione del dare Gesù agli altri; “chi non accende, non compie”.

3° – In forza del sacramento del matrimonio, viene costituita la fraternità, come sorgente di comunione che si rifà alla santissima Trinità. Gli sposi devono essere protagonisti di una costruzione  di una unità nella comunità ma allo stesso tempo di distinzione. Il matrimonio fa vivere alla famiglia la dimensione della chiesa, dell’essere chiesa, piccola chiesa, chiesa domestica. Per il sacramento del matrimonio, Cristo vive negli sposi, è con loro, rimane con loro indipendentemente dallo stato d’animo e quindi gli sposi sono già chiesa.

Accogliendo l’invito che mons. Bonetti ha fatto a Molfetta chiedendo che siano le coppie di sposi, siano le famiglie i soggetti attivi della pastorale familiare, cioè siano loro, e non i presbiteri, a “fare” la pastorale familiare, prendiamo consapevolezza che abbiamo ricevuto una grande chiamata e cioè quella di vivere e attualizzare con Gesù Sposo il suo amore per l’umanità e per la Chiesa.

Mons. Renzo Bonetti, già Direttore dell’Ufficio Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, poi Responsabile Nazionale del Progetto Parrocchia – Famiglia su incarico del Consiglio Permanente della CEI, attualmente è parroco a Bovolone (Verona) e presidente della Fondazione “Famiglia Dono Grande” (www.misterogrande.org).

Raffaele Bruno  Fraternità di Putignano – Consulta diocesana per la Pastorale familiare

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