Nel cenacolo insieme con Maria. Il discorso a Loreto di Papa Giovanni XXIII, terziario francescano

Stefano Di Tondo 10.12.2024  4 Ottobre 1962. Per la prima volta dopo la presa di Porta Pia del 1870, il Papa oltrepassa il confine del Lazio per recarsi in devoto pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi. Era dal 1857 che il successore di Pietro non visitava i territori dell’antico Stato Pontificio. Papa Giovanni XXIII volle affidare il Concilio Vaticano II alla protezione della Madonna di Loreto e di S. Francesco d’Assisi. L’occasione fu propizia per riutilizzare la piccola stazione ferroviaria dello Stato Vaticano, usata in precedenza solo nel 1959, in occasione della traslazione della salma di Papa Pio X nella città di Venezia. Durante il viaggio in treno, Papa Roncalli benediceva il popolo dal finestrino del convoglio ad ogni stazione.

I filmati d’epoca, tratti dagli archivi delle Ferrovie dello Stato, mostrano la gioia del Papa davanti alla vicinanza delle folle accorse nella speranza di incontrarlo o vederlo da vicino. Il suo sorriso esprimeva affetto e gioia, come un padre felice di incontrare di nuovo i propri figli. La prima tappa del pellegrinaggio è Loreto. I cittadini di Loreto, più di 100.000 fedeli, accolgono il Santo Padre che, dopo aver impartito la benedizione Apostolica ai ferrovieri, prontamente, si reca in Santa Casa. Al termine della preghiera, Giovanni XXIII pronunzia l’allocuzione in Basilica ed invoca la materna intercessione della Madonna di Loreto sui lavori del Concilio Ecumenico, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, il Prof. Antonio Segni. Seguirà la cerimonia dell’Incoronazione della statua di Maria Vergine Lauretana.

Il testo della preghiera è molto significativo. Dopo aver invocato Maria con il titolo di «prima stella del Concilio» e «luce propizia del nostro cammino», Papa Roncalli ripercorre la storia degli incontri con la Madre Celeste, sin da quando era un giovane seminarista, avvenuti «con lo stesso cuore commosso, lo stesso sguardo».

Certamente, uno degli aspetti che desta maggiormente l’attenzione del lettore di oggi è la preghiera che il Santo Padre rivolge a nome di tutto l’episcopato, poiché la «dolcissima madre» è invocata con il titolo di Auxilium episcoporum all’interno dell’immagine biblica tratta dagli Atti degli Apostoli.

«erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui»(*).

Secondo il Giovanni XXIII, dunque, esiste una singolare analogia tra l’immagine del cenacolo, abitato dagli apostoli e dai primi discepoli di Gesù, e l’aula conciliare della basilica di San Pietro. Quest’ultima intesa non solo come ambiente di lavoro per gli invitati ai lavori, bensì in relazione allo spirito e ai sentimenti che avrebbero animato le sessioni di confronto sui temi. Dunque, è proprio vero che, sull’esempio di quanto avvenne nel cenacolo con Maria, Madre di Gesù, gli apostoli e i discepoli tutti riuniti intorno alla mensa, i padri conciliari potevano essere: «un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei singoli e dei popoli»(**).

L’immagine del cenacolo offerta dal Santo Padre diventa icona di una casa in cui le diverse dimensioni della comunione, del lavoro, della partecipazione agli affetti, è fondata prima di tutto sulla preghiera degli apostoli e dei discepoli alla presenza di Maria Vergine, e assume perciò una connotazione tipicamente familiare. Una casa accogliente nella quale è presente Colei che con il suo ha accettato il Mistero dell’Incarnazione e ha vissuto, poi, i primi gemiti della Chiesa nascente dal costato di Gesù, il Crocifisso risorto.

Stefano Di Tondo

Fraternità di Putignano/Santa Chiara

(*) At 1, 14

(**) Dall’allocuzione pronunziata in occasione del pellegrinaggio al santuario di Loreto, 4 ottobre 1962, in Giovanni XXIII, Il Giornale dell’anima, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1964, p. 411.

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