«Ho sentito la carezza di Dio». Il pellegrinaggio della Fraternità di Canosa ad Assisi e La Verna

Maria Lobosco 19.07.12  Non è la prima volta che, da Ministra della Fraternità Ofs di Canosa di Puglia, accompagno le mie sorelle terziarie ad Assisi, per sentire il profumo e il respiro di Francesco e dunque rigenerarci. L’ultima volta l’ho fatto alcuni anni fa, in occasione del 25° di fondazione della Fraternità Ofs e, come sempre, è stata una bella esperienza. C’era, però, qualcosa che mi lasciava insoddisfatta: non riuscivo a sentire e a trasmettere delle emozioni particolari, profonde, le stesse che Francesco d’Assisi provava quando, durante le sue quaresime, si allontanava per isolarsi, per distaccarsi dal mondo, per pregare e cercare Dio nella solitudine e nella bellezza sconfinata della natura.

Questa pace, questo silenzio, questo sentirsi toccati dal soprannaturale, lo abbiamo provato insieme, con alcune terziarie ed alcuni simpatizzanti dell’Ordine, in questo pellegrinaggio mariano e francescano del 12/14 maggio scorso.

Quale meta più idonea a respirare quella simbiosi tra Maria e il suo Creatore, nonché Padre e Sposo, che la basilica di S. Maria degli Angeli, ad Assisi, dove Francesco, nella sua piccola Porziuncola, respirò il profumo del Paradiso e lo regalò a tutti coloro che vi fossero entrati con fede, meditando, nel silenzio e in pace con sé stessi e il mondo, il mistero di Dio!

La Messa, celebrata dal nostro Assistente fr. Modesto Guastadisegni nella Cappella del Pianto: un regalo del Cielo! La processione serale, dopo il Rosario meditato in Basilica, con la statua della Madonnina, i flambeaux, i canti, gli ammalati, i numerosi fedeli: una piccola Lourdes che strappa le lacrime anche ai più duri di cuore!

 All’Eremo delle Carceri ci siamo sentiti un po’ spaesati: dovevamo fare silenzio in quel luogo santo, noi che non siamo capaci di fare silenzio! Dovevamo vivere quel tempo che ci era stato donato in meditazione e raccoglimento, proprio come faceva Francesco che, con alcuni suoi frati, si “carcerava” lì, in grotte abissali, per nutrirsi di Dio e di tutto ciò che avrebbe poi divulgato nel mondo.

Quel piccolo convento, quel paesaggio verdeggiante e sublime, allietato dal canto degli uccelli, le creature prefereite da Francesco, quegli spazi infiniti, la cripta in cui si è celebrata la S. Messa: una meraviglia edificante!

E che dire del Santuario della Verna! Non sono stati gli affreschi di Giotto e Cimabue che arricchiscono le Basiliche di S. Francesco e S. Chiara, ad Assisi, e che comunque abbiamo ammirato, a convincerci della santità di Francesco. È stata invece quell’unica stradina che ci ha portati, avvolti dal freddo pungente, su una grande terrazza di montagna che spiana nello spazio infinito e, in una cappella piccola e accogliente che emanava odore di santità, la cappella delle Stimmate, dove il papa Benedetto si sarebbe dovuto inginocchiare il giorno prima, domenica 13 maggio (visita annullata per le avverse condizioni metereologiche). Ci siamo sentiti privilegiati perché quella piccola cappella ha avvolto noi, poveri e semplici pellegrini. Fu proprio lì che Francesco desiderò condividere le sofferenze di Cristo, e Cristo glielo concesse, due anni prima della morte.

Anche lì tanta arte, tanti affreschi, ma nulla all’altezza di quell’atmosfera di sacralità che circonda chi vi entra e prega, e si rende conto che la santità si conquista con il sacrificio, con la sofferenza, con lew rinunce, col coraggio di chi ha osato dormire sulla dura pietra, in orride e profonde spelonche che spaventano noi creature del terzo millennio, abituate ad un tenore di vita fatto di confort e agi.

Sicuramente non ci siamo santificati, ma abbiamo capito tante cose e abbiamo provato, a fior di pelle, forti emozioni, le stesse che avrei voluto trasmettere realizzando questo pellegrinaggio, santo e benedetto per chi vi ha partecipato.

Maria Lobosco
Ministra Fraternità Ofs Canosa

.

.

Lascia un commento