‘Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore’. Il Ministro nazionale all’Ofs d’Italia

elia.corvoRemo Di Pinto 14.07.14  Fratelli e sorelle carissimi, Pace a voi! Mentre vi propongo di rileggere e meditare (anteponendolo a questa lettera) il noto brano biblico richiamato (1Re, 19), provo a condividere alcune sensazioni, per esprimere lo spirito con cui il Consiglio nazionale neo eletto sta vivendo questo tempo, invitando tutti a fare altrettanto, a porsi cioè alla ricerca, ripercorrendo in qualche modo l’esperienza di Elia, modello valido per tutti, nessuno escluso, perché tutti coinvolti nel cammino dell’intera Fraternità nazionale.

«Àlzati, mangia!» Un invito, come pane caldo cotto su pietre roventi e un orcio d’acqua. Come avvenne con Elia, per due volte, anche per noi, nelle due assemblee pre elettive, abbiamo ricevuto gli strumenti per affrontare personalmente e comunitariamente un viaggio. Questa l’essenza del nostro cammino. Siamo stati accompagnanti e condotti verso un alto monte, in attesa di una rivelazione: la nostra missione, la storia, strada che si apre.

Nel percorso verso un Capitolo elettivo, non si cerca solo di scoprire la storia di una Fraternità, ma anche quella dei singoli fratelli, di ognuno di noi. Storia così affidata ai passi di ognuno e di tutti insieme, nella quale le mie orme si sommano alle tue, alle nostre…

Il rischio più grande è nel pensare che il percorso comunitario conduca verso un risultato che è appannaggio di alcuni, come missione affidata solo agli “eletti”, scelti come fossero titolari di un ruolo privilegiato o di maggior spessore rispetto a quello degli altri.

Non è così! L’esito di ogni Capitolo elettivo dice che ad alcuni è affidato un ministero, ad altri un altro, per fare in modo che tutti insieme si possa realizzare l’unico progetto affidato (nel nostro caso) all’OFS d’Italia, all’interno della Chiesa, «allo scopo di edificare il corpo di Cristo» (cfr Ef 4,11-13).

Il Capitolo elettivo può così paragonarsi a una tappa del cammino più lungo, un luogo, una “caverna” nella quale ritirarsi e in qualche modo sostare per un tempo limitato. Passaggio necessario, fondamentale, ma non dimora… non è quello il “luogo”.

«Che cosa fai qui, Elia?»  Anche a me, a noi è rivolta la stessa domanda. Siamo ancora fermi lì? Non è quello il “luogo” in cui realizziamo la vocazione. Valido spunto di riflessione personale che ci aiuta a misurare la nostra capacità
di uscire dalla “caverna” in cui spesso abbandoniamo le nostre esistenze, allontanandole dalla realtà e dalle responsabilità del quotidiano. Che cosa fai qui?

«Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore» Ulteriore passaggio dello stesso cammino: bisogna uscire e staccarsi un poco per comprendere la missione, quella affidata a ciascuno e a tutti insieme; è “oltre” certi eventi che si ascolta la Sua voce, che il nostro Dio si rivela.

Rimanere fermi alla tappa di un Capitolo elettivo è come rimanere nel vortice d’azione di un vento tanto impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce, nei sussulti di un terremoto, tra le lingue del fuoco… ma il Signore non è lì, non è nel vento, non è nel terremoto, né nel fuoco, non lo troviamo dentro l’ebrezza di certi eventi, ma solo dopo averli vissuti, quando ne siamo stati “toccati” nell’intimo, nello stupore, nel timore… La Sua Parola è “oltre”, in ciò che segue il fuoco… nel «sussurro di una brezza leggera». Fuori dalla “caverna”, fermi all’esterno, davanti al suo ingresso… la Sua voce è un sussurro, e il sussurro è dolce, sottile, difficile da ascoltare se non si è nel silenzio assoluto, fuori dal “caos” e dal travaglio del cuore. Ecco perché dopo un Capitolo serve silenzio… spazio per il nostro Dio.

È insieme il dono del cammino vissuto e la rivelazione della strada da percorrere; grazia straordinaria! Come dice papa Francesco riferendosi allo stesso brano biblico: «Il Signore prepara l’anima, prepara il cuore, e lo prepara nella prova, lo prepara nell’obbedienza, lo prepara nella perseveranza. Prima di affidarci una missione, ci fa entrare in un processo di purificazione, un processo di discernimento, un processo di obbedienza, un processo di preghiera. Questa è la differenza tra la missione apostolica che il Signore ci dà e un compito umano, onesto, buono…».

«Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco…» Ora il Signore ci invita a tornare indietro, ripercorrendo a ritroso i nostri passi, verso la quotidianità delle nostre esistenze, dove dovrà realizzarsi la missione personale, quella che sarà affidata al progetto più ampio di una Fraternità nazionale, della Chiesa. A ognuno è affidata una missione particolare che serve per realizzare la missione universale!

Non un privilegio di alcuni, ma un magnifico dono concesso a ciascuno di noi, uomini e donne del sussurro e della brezza leggera… uomini e donne della novità, dello stupore, di chi è sostenuto da un «pane caldo cotto su pietre roventi e un orcio d’acqua», uomini e donne delle Beatitudini, della speranza, fedeli a un Dio che rompe i nostri schemi e i nostri progetti.

Auguro a me e a voi di saper riconoscere la Sua voce, per continuare il viaggio, come testimoni fedeli del Vangelo, alla maniera di Francesco, pane spezzato dato da mangiare: «Date loro voi stessi da mangiare»… l’invito di Gesù è ancora valido, anzi, abbiamo appena iniziato a porre qualcosa nel paniere, ma c’è ancora molto da fare, molta gente da sfamare.

Remo Di Pinto
Ministro nazionale Ofs

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