Il Ritiro di Quaresima della Zona Tre presso la parrocchia della Trasfigurazione in Altamura
Lillino Calia 25.03.14 In una bella mattina soleggiata di domenica 9 marzo, ci siamo riuniti nella chiesa della Trasfigurazione in Altamura: c’erano tutte le 23 Fraternità della Zona Tre, comprendente le diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie-Nazareth, Andria-Canosa, Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi, e quella ospitante di Altamura-Gravina-Acquaviva. Alle due Fraternità di Altamura era affidato il servizio dell’accoglienza e dell’organizzazione del ritiro. Eravamo oltre i trecentocinquanta e subito ci siamo attrezzati per non far mancare la fraterna cura a tutti. L’incontro è iniziato con la preghiera delle lodi, presieduto da S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, Vescovo della nostra Diocesi da soli due mesi. Le sue parole ed il suo sorriso, molto in sintonia con lo stile di Papa Francesco, auspicavano una chiesa povera, libera e gioiosa: egli ribadiva che questi sono i tratti tanto cari al nostro Serafico Padre che di quaresime ne viveva tante. Specie la domenica – diceva il nostro Vescovo – non servono facce tristi, non pianto ma gioia nel Signore, ricordando che ogni quaresima, tempo pur propizio per una riflessione e conversione profonda, termina con la gioia della Pasqua. Con queste affettuose parole ci augurava buon cammino.
La riflessione è poi seguita a cura di fr. Antonio Cofano Ofm, Assistente della Fraternità “S. Margherita da Cortona” di Altamura, economo della Basilica della Madonna del Pozzo di Capurso. Salutando e ringraziando il Vescovo, in partenza per un altro impegno pastorale, ha ribadito l’amore dei francescani per la Chiesa: al Vescovo abbiamo donato significativamente una icona raffigurante il dipinto di Giotto, ove Francesco regge la Chiesa. All’inizio del suo intervento, fr. Antonio ha posto al centro della nostra attenzione un “attrezzo del mestiere”, una brocca. Ha fatto poi un escursus attraverso i tre brani del Vangelo che ascolteremo durante le domeniche di Quaresima; l’incontro con la Samaritana, il cieco nato, la resurrezione di Lazzaro. Della Samaritana ha sottolineato il bisogno dell’acqua e il dono che Gesù le promette: quell’acqua che mista a sangue Egli versa dal suo trono di gloria, la croce (Vedi icona di Rupnik). La stessa acqua che, portata sempre con noi, può servire a sanare la nostra e la sete dei nostri fratelli, donata con carità ed amore vicendevole a chiunque e non solo nella fraternità di cui facciamo parte. Il racconto del cieco nato, desideroso anch’egli di incontrare Gesù, sottolinea il bisogno dell’aiuto degli altri e valorizza l’importanza della fraternità, specie quando ciascuno è mosso, sollecitato dalle parole di Papa Francesco, ad “andare verso le periferie”. L’incontro con Lazzaro, oltre ad essere un assaggio della Resurrezione, ci sprona ad avere un rapporto amicale con Gesù e a sciogliere le bende che ci impediscono di ascoltare e comprendere la lieta novella di cui è pieno il Vangelo.
Nel suo appassionato intervento, fr. Antonio non ha risparmiato di citare i semplici insegnamenti donatigli dalla sua mamma, recentemente scomparsa. Una spiritualità fatta di semplici gesti, ma, proprio nella sua semplicità e schiettezza, molto graditi e vicini a Gesù che si è fatto povero e crocifisso: non è forse scritto che Gesù dice “Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”?(Mt. 11,25). Al termine del suo intervento c’è stato un momento di risonanza e alcuni fratelli e sorelle hanno condiviso la loro testimonianza.
Dopo c’è stata la celebrazione della Santa Messa, rendendo grazie al Signore, e attingendo ancora dalla Parola e dalla Eucarestia, quello che completava la riflessione e di cui aveva ancora bisogno il nostro cuore. E’ seguito il tradizionale “pranzo a sacco” in comunione gioiosa fatta di scambi di semplici pietanze. Nel pomeriggio, abbiamo adorato la Croce, guidati da don Vito Colonna, vice assistente della fraternità “Sorella Povertà” e parroco della Cattedrale di Altamura. Egli è partito dalla misericordia che Francesco provava verso i lebbrosi, dalla cui vista e amore è scaturita la sua conversione, per arrivare a tracciare la Misericordia di Dio, fatta di amore, di perdono e, ammirando la grande croce di san Damiano posta al centro del nostro sguardo, fatta dal suo sacrificio totale per noi.
Il suo intervento si è concluso, consegnandoci l’auspicio di divenire misericordiosi come Dio.
Abbiamo fatto ritorno alle nostre case, con “la brocca” piena della Parola di Dio e ricchi dei frutti di una giornata vissuta all’insegna della comunione e della fraternità.
Lillino Calia Fraternità Altamura/S. Margherita.
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