La riflessione quaresimale del Ministro nazionale, ‘sollecitata dal gesto inaspettato del Papa’
Remo Di Pinto 24.02.13 Fratelli e sorelle carissimi, la vita nuova germoglia dal seme che muore! La rinuncia di Papa BenedettoXVI al ministero petrino è evento che merita di essere accolto con profonda semplicità e meditato personalmente nel silenzio, come messaggio che interroga e scuote. Come per il suo predecessore, anche questo Papa ha scelto di mostrare l’immagine della croce per offrire l’ultimo messaggio; la sua croce, espressione del suo percorso, della sua storia, della sua persona e di questo tempo della Chiesa.
Troppo spesso affidiamo alla croce un’immagine teorica legata esclusivamente alla sofferenza fisica, a una morte definitiva del corpo, mentre la croce è sempre morire a se stessi, abbracciare la nostra fragile umanità; non è mai la fine, ma l’inizio…nella croce accolta dal Papa c’è molto di più di un grido di sofferenza.
C’è innanzitutto un atto d’Amore, il termine coraggio non gli rende giustizia; c’è un’offerta completa e definitiva per la Chiesa di Cristo! Un atto di fede che dichiara fermamente il primato di Dio, ad appena tre mesi dall’inizio dell’Anno della Fede, progetto che il Papa aveva ritenuto necessario per richiamare a una conversione radicale in risposta ad una profonda crisi di fede; progetto che ora non ha paura di lasciare ad altri, perché non era il suo!
Un gesto che esprime una vera Nuova Evangelizzazione, e lo fa con una forza che nessuna parola uscita dal Sinodo ha espresso meglio di quel: non ho più forze! C’è tanta novità in queste dimissioni, che il “fine” sembra già pienamente superato da un “inizio”, così come quando si entrava nelle sale dei cinema e si assisteva alla proiezione del film a iniziare dalle ultime scene e dalla parola “fine” della proiezione precedente. È un atto che anticipa il futuro, perché dichiara oggi ciò che il domani sta chiedendo: una Chiesa nuova… rinnovata!
Le dimissioni del Papa stupiscono perché rompono l’immagine di una Chiesa statica e scontata, e mostrano l’immagine di una Chiesa in cammino, capace di vivere il tempo che abita, capace di uscire dalla rigidità degli edifici di culto ormai vuoti, per abitare la strada nella quale la testimonianza evangelica è affidata alle mani e ai piedi di chi sceglie di stare con i più poveri, con i senza Dio, i senza voce e senza reddito. Celebrazioni eucaristiche metropolitane, che meriterebbero concelebrazioni più numerose.
Un cammino, quello evidenziato e sollecitato da queste dimissioni, che conduce sulla soglia della vita, alla Porta della Fede, Gesù Cristo, che ha scelto ciò che agli occhi umani era una sconfitta per manifestare la Sua vittoria e donare vita nuova, per immette sul tratto di strada più scomodo ma più necessario – come una rampa che immette sull’autostrada – quello della Quaresima, che è strada maestra…da percorrere a piedi nudi, con libertà, quella delle scelte forti!
La libertà che questo tratto di strada richiama è quella dell’esodo, della marcia nel deserto verso la terra promessa. Dovremmo tutti scegliere di metterci in viaggio, accettando ciò che questo ricorda: precarietà, leggerezza, essenzialità, disponibilità allo stupore e al nuovo, fiducia.
E’ il mio pensiero per questa Quaresima, sollecitato proprio dal gesto inaspettato del Papa, che non mi incuriosisce, ma mi interroga e mi invita a pormi in ricerca. Siamo viandanti, pellegrini, forestieri, la nostra patria è altrove, siamo incamminati in una vita che non è approdo, ma ripartenza, non raccolto ma seminagione. Camminare la strada è lasciare qualcosa di limitato per aprirsi all’illimitato, alla novità e lasciarsi trasformare e rinnovare da questa e dai nuovi incontri.
Chiediamoci quanto siamo disposti al cammino, a frequentare questa strada personalmente e comunitariamente, ad approfittare di questo tempo liturgico come fosse un viaggio, per passare da una dimensione “vecchia” a una “nuova”. Quanto timore di lasciare la “sicurezza” di ciò che non cambia, di confrontarci con ciò che è nuovo e destabilizzante, perché chiede anche a noi di cambiare e di divenire altro, di passare attraverso ciò che la logica umana considera una sconfitta!
Quanta morte seminiamo ogni volta che chiudiamo al futuro la possibilità di mostrarsi oggi, quando non gli concediamo di proseguire le tappe che lo legano alla nostra storia! Chi è fermo nel proprio “santuario”, pieno di convinzioni personali, di una forza che è solo orgoglio e maschera, bisogno di assumere ruoli e potere, paura di ascoltare l’altro, di assumere la novità che è nell’altro, giudizi sommari… non può essere di Gesù Cristo che è Via, Verità e Vita, che continua a camminare, viene a cercarti, bussa alla tua porta e ti chiede di seguirlo nel suo cammino.
Non possiamo lasciare alla Quaresima il “tempo dei buoni propositi mai realizzati”, un culto accompagnato dal consueto insoddisfatto ed egoistico bisogno di giustizia e comprensione che non troviamo neppure dopo aver praticato tutti i precetti, in nessuno se non in quel Dio che sembra però introvabile nei nostri “quartieri alti”, che dovremmo lasciare per affidarci alla via.
Negli Atti degli Apostoli, i primi discepoli furono inizialmente definiti come “quelli della via”, perché non appartengono a un luogo ma al mondo, non appartengono a un sistema ma a una ricerca, ed è questa che dona energia e offre speranza.
Francesco, volendo seguire Cristo povero e crocifisso, si mise in cammino senza sosta, nella ricerca continua… con straordinaria apertura alla novità, pronto a sorprendere Dio nelle strade, negli uomini, nel creato, per incontrarlo e ascoltarlo, senza paura, anzi, col desiderio di rinnovarsi, pronto a misurarsi nella rinuncia.
Il nostro Dio è il Dio della strada, che entra nella vita, che non abita mura di pietra, perché non è lì che accade il sacro, ma nel cuore della vita, nella carne in cui Dio dimora, che spera, ama, soffre, grida o gioisce.
Signore, camminerò sui tuoi sentieri, purché tu voglia allargarmi il cuore (Sal 119). Un cuore largo e un cuore che ascolta sono il nostro tesoro lungo la via!
Non dobbiamo pretendere di avere tutto chiaro davanti a noi per camminare la strada, ci basta tanta luce quanto serve per muovere un passo, tanta forza per passare la prima notte, la fede necessaria per credere che luce e forza si rinnoveranno giorno dopo giorno, passo dopo passo, e ci indicheranno la via, il progetto, e ci faranno nuovi!
Luce e forza, come Parola ed Eucarestia, che vi propongo come tappa quotidiana in questo tempo di Quaresima, elementi tanto semplici e apparentemente poveri, quanto straordinari e indispensabili per aprirci la strada che c’è offerto di percorrere in questo tempo di conversione.
Al termine di questo tratto di storia troveremo la croce e saremo sollecitati a un’ammissione fondamentale: non ho più forze… e allora sarà vita nuova!
A voi, alle vostre famiglie e Fraternità, auguri di buon cammino! Remo Di Pinto Ministro nazionale Ofs.
.