L’esperienza missionaria in Albania nella testimonianza dei Consiglieri regionali OFS di Puglia
Raffaele Bruno 13.9.17 Si è conclusa a luglio di quest’anno l’esperienza missionaria in Albania organizzata dal Consiglio regionale OFS di Puglia. Vi riportiamo la testimonianza di due membri del Consiglio regionale, che guidati da fra Massimo Tatullo OFM Cap, insieme ad altri fratelli e sorelle professe, hanno partecipato a questa bellissima ed arricchente esperienza.
AVASH, AVASH: in punta di piedi sul cammino di Francesco. In Albania per accogliere nell’OFS tredici nuovi fratelli
Appena sono arrivata nel villaggio di Nënshat mi sono accorta di essere in un contesto completamente diverso dallo scenario che avevo immaginato alla mia partenza dall’Italia. Ho percepito la sensazione di una presenza divina, la presenza di Cristo, incontrato nei volti e nelle mani di questi fratelli e sorelle che hanno seguito il cammino di fede francescano per essere ammessi al terz’ordine. In un attimo ho compreso che questo mio viaggio non era più esclusivamente destinato a portare loro il Carisma francescano, ma era già diventato un’esperienza di fede profonda. Guardando loro, era come se guardassi nel mio cuore, vivendo la loro fede, non potevo fare a meno di interrogarmi sulla mia. Per tre lunghi anni i nostri tredici nuovi fratelli hanno lasciato il loro duro lavoro dei campi e degli armenti, per assistere agli incontri di formazione con Fra Matteo. Ognuno di loro aveva una storia sofferta, oppressi da cinquant’anni di regime dittatoriale, durante il quale anche le emozioni, i sorrisi, gli abbracci diventavano motivo di persecuzione politica. Il loro cammino di fede è stato anche questo: riappropriarsi dei doni che il Signore ci concede quotidianamente. Ho chiesto subito loro “chi è per voi Francesco” e mi sono sentita rispondere: “E’ il santo che Dio ha messo nel mondo per prendere per mano tutta l’umanità” e da questo pensiero ho capito che erano loro che stavano prendendo per mano me, accompagnandomi in un’esperienza che mi segnerà per sempre.
LA CARITAS DIOCESANA DI SAPA
Insieme a fra Massimo, Assunta, Cesaria, Sebastiano e Gerardo, abbiamo percorso le tappe di questo viaggio visitando i luoghi e conoscendo persone in cui la fede e la carità erano palpabili. Presso le strutture della Caritas diocesana di Sapa a Laç Vau Dejes, abbiamo vissuto incontri emotivamente fortissimi con gli umili, gli ultimi degli ultimi, i rifiutati dalla società, toccando la devozione a Cristo nelle mani dei giovani operatori che si dedicano ad aiutarli, a sfamarli, ad accudirli e ad abbracciarli.
L’INCONTRO CON IL VESCOVO
Don Simon Kulli è il vescovo eletto di Sapa e il suo carisma è dirompente, ti avvolge immediatamente, quasi in contrasto con i luoghi semplici e spartani in cui abita. E’ un instancabile servitore di Cristo e, anche grazie alla sua giovane età, lavora giornalmente per conseguire gli obiettivi che si è prefissato ossia, evangelizzazione, laicato e la realizzazione di un ‘tetto’ per gli ultimi, perché non si sentano mai più ultimi.
A TARABOSH CON FRA’ GJON
Sulla dorsale scutarina del monte Tarabosh sorge uno dei tanti villaggi dell’entroterra albanese dove abitano numerose comunità di zingari, denominati Magjyp. E’ proprio lì che la missione di Fra Gjon si realizza tra i giovani che vivono in alloggi di fortuna e dove i livelli di istruzione sono quasi inesistenti. E’ lui che si occupa di recuperare i ragazzi dopo la scuola, consentendogli di seguire dei percorsi di studio più approfonditi, ma anche di insegnare il valore e il rispetto delle regole attraverso la pratica ludica, forse l’unico modo per attirare davvero i giovani in un contesto che possa offrire loro un’opportunità per il futuro. E’ un entusiasta Fra Gjon, che qui non offre solo un’istruzione, ma anche da mangiare e da vestire, ed è percepibile la soddisfazione quando ci parla di alcuni ‘suoi ‘ ragazzi’ che ora hanno un posto di lavoro fisso o hanno aperto piccole imprese, rimanendo in Albania, per contribuire ad un futuro migliore per la propria terra e il proprio popolo.
L’INCONTRO CON LE CLARISSE DI SCUTARI
E’ stata suor Sonia a guidarci e raccontarci la storia della struttura in cui vive con le sue sorelle Clarisse. Quello che oggi è un accogliente convento con annessa la Chiesa, un tempo era una caserma del Regime dove si praticava la tortura nei confronti dei cristiani e dei dissidenti politici. Hanno dovuto rimboccarsi le maniche, le quattro sorelle che hanno recuperato questo luogo di odio, trasformandolo in luogo di Dio, hanno vissuto di ciò che gli è stato offerto, ma hanno soprattutto donato: con il lavoro dei campi riescono ad offrire un pasto a chiunque bussi alla loro porta. Nel corso degli anni le clarisse hanno evangelizzato, sulle orme di Francesco e Chiara, le persone che si rivolgevano a loro per un consiglio, per condurre la famiglia, donne che avevano subito brutalità anche in famiglia. Hanno parlato tanto della generosità degli italiani che hanno contribuito alla trasformazione della loro ‘casa’ ed è stato possibile, anche grazie a loro, istituire un museo per non dimenticare la barbarie del regime comunista. Il museo comprende al suo interno le celle anguste dell’ex caserma, in cui sono stati martirizzati diversi cristiani. Di questi, trentotto, tra cui una donna, sono stati beatificati il 19 novembre 2016.
IL RITO DI AMMISSIONE ALL’OFS
Già nel giorno precedente al rito di ammissione all’ordine francescano secolare, si diffondeva tra noi la gioia della fede che pulsava, in maniera palese, nei cuori dei tredici fratelli di Nënshat. Durante l’Adorazione Eucaristica, ognuno di loro, in totale libertà, ha apposto il proprio nome e cognome sul registro, confermando la richiesta di ammissione all’OFS. E’ stato emozionante percepire l’ardore e la consapevolezza con cui hanno svolto questo semplice gesto, ad ulteriore dimostrazione di quanto la loro fede sia forte. Al mattino successivo, tutta la comunità parrocchiale ha partecipato con trasporto al rito di ammissione che si è svolto durante la celebrazione della Santa Messa. Mentre il rappresentante nazionale dell’OFS albanese consegnava agli aspiranti il Vangelo e la Regola, vedevo nel loro volto una luce che avrei voluto vedere nel mio. Tutta la fraternità ha captato la gioia di avere dentro di sé Gesù Cristo e di amare profondamente Francesco e si è stretta a loro in un abbraccio che ha segnato l’inizio di un nuovo cammino.
PIANO PIANO
Questo mio viaggio in Albania è stato prima di tutto un viaggio dell’anima: non ringrazierò mai abbastanza il Consiglio Regionale della Puglia per avermi scelta, Padre Massimo per averci guidato nei nostri itinerari, Padre Bonaventura e Fra’ Salvatore Chierico per la loro ospitalità. “Avash Avash”, ci ha detto Don Simon Kulli, il giovane Vescovo che guida le comunità che ci hanno accolto, “Piano piano”, per spiegarci che con questo meraviglioso popolo occorre fare un passo alla volta. E mentre noi procediamo verso di loro in punta di piedi, sono questi fratelli dallo sguardo intenso, dalle vite difficili e dall’entusiasmo contagioso che entrano nei nostri cuori in maniera dirompente, costringendoci a guardare dentro noi stessi e ad alimentare la fiamma della fede con la loro testimonianza di vita.
Laudato sii mi’ Signore
Carmela Rizziello
Consigliere regionale
La missione in Albania del Consiglio regionale pugliese per vivere la festa di ammissione all’OFS di tredici nuovi fratelli
La decisione di dare continuità al progetto missionario intrapreso dal Consiglio regionale pugliese nel triennio precedente all’attuale, ha dato vita nei primi giorni di Luglio u.s. ad un’iniziativa che ha visto la partecipazione del Presidente CAS, fra Massimo Tatullo OFM Cap, dei Consiglieri regionali, Carmela Rizziello e Sebastiano Giampà, delle sorelle Maria Cesaria Presicce e Assunta De Mitri, della fraternità di Scorrano, e del fratello Gerardo Montinaro, della fraternità “Ave Maris Stella” di Brindisi. Il compito di organizzare e guidare questa esperienza, assieme all’Assistente regionale delegato alle missioni, fra Massimo Tatullo, è stato svolto con spirito di totale dedizione da Carmela Rizziello che ha ricevuto il testimone, ceduto per sopraggiunti impedimenti personali, dal Consigliere regionale delegato per le missioni. Lo scopo principale era quello di continuare a svolgere attività di testimonianza presso alcune comunità parrocchiali delle diocesi di Sapa e di Scutari, situate al confine con il Montenegro e affidate ai frati Minori Cappuccini; particolare attenzione era rivolta a quelle di Nënshat e di Haimel, in seno alle quali era andata sviluppandosi, nel corso degli ultimi anni, l’aspirazione di costituire due fraternità Ofs. Tra le intenzioni, quella di svolgere opera ricognitiva sullo stato e sui bisogni del territorio visitato, in funzione di possibili impegni di attività missionaria futura, sia di tipo individuale che comunitaria, a livello di fraternità locali e/o regionale. Nonostante il contributo del precedente viaggio missionario del 2015 dell’Ofs pugliese ed il lavoro di formazione svolto nel biennio successivo dai parroci fra Bonaventura e fra Matteo, solo nella comunità laicale di Nënshat è giunta a maturazione la volontà, da parte di alcuni, nel proseguire il cammino francescano in veste di ammessi all’Ofs; volontà che è stata messa al vaglio anche in un incontro presieduto dalla Ministra nazionale albanese Ofs, Sig.ra Flora Sterkaj, al quale ci è stato concesso di assistere.
Nel diario di missione Carmela scrive: «durante l’Adorazione Eucaristica (organizzata in preparazione spirituale il giorno precedente), ognuno di loro, in totale libertà, al cospetto del Santissimo, ha scritto il proprio nome e cognome su un registro, ufficializzando la richiesta di ammissione all’OFS. E’ stato emozionante percepire l’ardore e la consapevolezza con cui hanno svolto questo semplice gesto, ad ulteriore dimostrazione di quanto sia forte la loro Fede. Al mattino successivo, tutta la comunità parrocchiale ha partecipato con trasporto al rito di ammissione che si è svolto durante la celebrazione Eucaristica. Mentre il delegato nazionale dell’OFS albanese consegnava agli aspiranti il Tau, la Regola e le Costituzioni, vedevo trasparire dal loro volto una luce che avrei voluto trasparisse anche dal mio volto.».
Sette giorni non sono tanti per approfondire le problematiche di un territorio; tuttavia molto abbiamo potuto apprendere su condizioni socio-ambientali, disagi, povertà e bisogni del territorio visitato, grazie alla guida di fra Massimo Tatullo, a lungo missionario in Albania, e dalla testimonianza delle diverse comunità di frati e suore che svolgono la loro attività missionaria nelle due diocesi. Per me e Cesaria, coniugi nella vita, oltre che terziari francescani, entrambi medici con il sogno di svolgere volontariato una volta andati in pensione, si sono dispiegate intere praterie, a fronte di una qualsivoglia tipologia di futuro impegno missionario, professionale e umanitario in generale. Dal canto suo, Assunta annota come “la visita al centro Caritas di Laç Vau Dejes ed a quello delle Sorelle della Carità di Madre Teresa a Scutari abbia suscitato nel suo animo sensazioni indelebili, nel constatare con quanta abnegazione gli operatori volontari si dedicano alla cura degli ultimi; altrettanto forti le emozioni vissute nel visitare un museo della memoria a Scutari dove, adiacenti all’attuale convento delle Clarisse, ricavato dalla ristrutturazione di un’antica caserma-prigione, si conservano allo stato originale le celle e gli ambienti di tortura in cui sono stati rinchiusi diversi dei Trenta Martiri del Regime dittatoriale comunista, di recente portati agli onori dell’altare”.
Carico di emozioni è stato anche l’incontro occasionale, davanti alla cattedrale di Scutari, con un’anziana terziaria, Sig.ra Petra, già nota a fra Massimo per l’entusiasmo con cui ogni volta racconta il suo personale “attraversamento del deserto comunista”, da terziaria francescana. Gerardo, forte di un’esperienza precedente negli stessi luoghi, risalente a diversi anni orsono, ha potuto constatare e farci notare le differenze significative, soprattutto dal punto di vista edilizio e del sistema viario. Entrambi peraltro concordavamo nel rilevare uno sviluppo edilizio irrazionale, anarchico, al di fuori di ogni criterio urbanistico, non solo nelle periferie cittadine, ma soprattutto nelle campagne circostanti ai piccoli insediamenti rurali. Il riscontro poi di insediamenti industriali di recente costruzione, ma già visibilmente dismessi, ci ha dato l’impressione di un territorio ampiamente asservito alle logiche capitalistiche più ciniche e disumane. A conti fatti, si può affermare che in Albania, non meno che altrove, vi sia stato e sia in atto un colossale spreco di energie e di risorse, nel perseguire forme aberranti di sviluppo, secondo le regole dettate da quella che Papa Francesco definisce “civiltà dello scarto e del consumo”.
A fronte di tutto ciò, risuonano profetiche e fortemente attuali le parole che Paolo VI nella Populorum progressio nel 1967 dedica ad una “Visione cristiana dello sviluppo” che, “per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo.[…] Legittimo è il desiderio del necessario, […]ma l’acquisizione dei beni temporali può condurre alla cupidigia, al desiderio di avere sempre di più e alla tentazione di accrescere la propria potenza. […]I popoli poveri non staranno mai troppo in guardia contro questa tentazione che viene loro dai popoli ricchi, i quali offrono troppo spesso, insieme con l’esempio del loro successo nel campo della cultura e della civiltà tecnica, un modello di attività tesa prevalentemente alla conquista della prosperità materiale. […] In quanto viene loro proposto, i popoli in via di sviluppo devono dunque saper fare una scelta: criticare ed eliminare i falsi beni che porterebbero con sé un abbassamento dell’ideale umano, accettare i valori sani e benefici per svilupparli, congiuntamente ai loro, secondo il proprio genio particolare.
A noi francescani resta dunque anche l’impegno di concepire e svolgere un’attività missionaria che aiuti a valorizzare e perseguire una “visione cristiana dello sviluppo” dei popoli.
Sebastiano Giampà
Consigliere regionale
Il Dono Di Andare In Missione “è nel donare che si riceve”
Mi sono ritrovata quasi per caso a partecipare al viaggio missionario in terra d’Albania organizzato lo scorso luglio dall’OFS di Puglia. La mia adesione è stata pronta, pur senza conoscere a fondo scopi e programma, perché quando sento parlare di “attività missionaria” in me scatta una molla che, istintivamente, mi fa rispondere “presente!”. Durante la traversata notturna, tra Bari e Durazzo, un insieme di sensazioni hanno preso corpo dentro di me ed un turbinio di pensieri affollava la mia mente; curiosità, forte entusiasmo, un po’ di timore per gli imprevisti, molte domande e una fra tutte: «cosa sto andando a fare?». La risposta a questa domanda, rimasta basilare per me, si è fatta strada progressivamente, assumendo connotati precisi, solo alla fine dell’esperienza. I pochissimi giorni trascorsi in Albania sono stati utili per acquisire la conoscenza dei luoghi, delle tante e variegate realtà; ed il bilancio finale più realistico mi sembra sia quello di considerare questo “viaggio” un valido punto di partenza per cominciare a pensare di progettare nuove esperienze in ambito missionario. Appena arrivati, il tempo di rinfrescarci e fare conoscenza con i frati Minori Cappuccini che ci hanno ospitato nella loro casa-convento di Nenshat e subito ci siamo dedicati al programma di lavoro. Alla guida del nostro piccolo drappello fra Massimo Tatullo, energico ed instancabile, da vero trascinatore, senza mai perdere il sorriso e l’entusiasmo anche di fronte agli imprevisti ed alle molte difficoltà ambientali, ci ha introdotti alla conoscenza di realtà difficilmente afferrabili con la pura immaginazione. Le persone incontrate ed i luoghi visitati sono stati davvero tanti. Abbiamo stretto tante mani, abbiamo abbracciato tanti bambini, ci siamo confrontati con tanta gente che conduce condizioni di vita distante dai nostri standard; abbiamo conosciuto tante situazioni di povertà, disabilità o malattia, che risulta difficile ricordarle e descriverle tutte in poche righe. Vorrei però dedicare una breve riflessione alle tredici sorelle e fratelli della parrocchia del villaggio di Nenshat che hanno chiesto di essere ammessi nell’Ordine Francescano Secolare. Per tre pomeriggi mi sono ritrovata, insieme ai miei compagni di viaggio, a parlare con loro di san Francesco, dello stile di vita del francescano secolare, portando testimonianza della vita e dell’operato delle nostre fraternità di provenienza. All’interno della chiesa, dove avvenivano le nostre riunioni, alle quattro del pomeriggio c’era un caldo davvero insopportabile e nessun mezzo di refrigerazione disponibile. Anche per questo, la loro composta sopportazione, le loro mani intente a prendere appunti, i loro occhi puntati sui nostri volti, per carpire dalle nostre espressioni più di quanto una frammentata traduzione consentisse loro di comprendere su ciò che veniva comunicato loro in una lingua sconosciuta, rimarranno per sempre impressi nella mia mente. E poi la domenica mattina, durante la Celebrazione Eucaristica presieduta da fra Massimo, alla presenza del delegato della Ministra nazionale dell’Ofs di Albania e di fronte alla comunità parrocchiale, con rito solenne questi tredici fratelli e sorelle sono stati ricevuti nella famiglia francescana secolare. Personalmente poche volte ho provato un’emozione così intensa; anche nei volti di tutti gli astanti, ma soprattutto in quelli dei nuovi ammessi, traspariva emozione e gioia che è sfociata in un grande abbraccio collettivo. In certi momenti le parole servono a poco; al contrario uno sguardo, una stretta di mano, un abbraccio possono esprimere molto di più: parlavamo, è vero, lingue diverse, eppure non è stato un problema comunicare i nostri sentimenti, perché i gesti dell’amore e della condivisione sono e rimarranno sempre universalmente noti. Nel concludere le mie riflessioni su questa esperienza in terra di Albania, posso affermare che mentre nelle intenzioni sono andata lì con l’idea di poter dare qualcosa; alla fine devo riconoscere che me ne torno convintamente arricchita. I timori e le difficoltà incontrate non si sono rivelati degli ostacoli, ma solo grandi opportunità per apprezzare meglio quanto sia bello, sorprendente ed emozionante constatare ancora una volta che “è nel donare che si riceve”.
Grazie Albania. So già che il mio “desiderio di tornare” è diventato un “imperativo a tornare”. Un sentito grazie anche al Consiglio regionale OFS di Puglia per avermi offerto questa opportunità che spero possa avere un seguito in divenire.
Maria Cesaria Presicce
Fraternità di Scorrano (Le)
IMPRESSIONI DI UN VIAGGIO MISSIONARIO IN ALBANIA
Assuntina, vuoi venire in Albania? – mi chiese Sebastiano, consigliere regionale dell’Ofs di Puglia, all’uscita della Messa sul sagrato del Convento di Scorrano. Ti farò sapere – risposi; ma non dovetti pensarci più di tanto, perché fin da ragazza ho coltivato il sogno di andare in qualche posto di missione. Ora mi si presentava questa opportunità ed ho capito che avrei dovuto prenderla al volo. Insieme a fra Massimo Tatullo ed agli altri fratelli francescani partecipanti, sono arrivata il 3 luglio a Nenshat, dove abbiamo fatto base, ospiti di Padre Bonaventura, Guardiano della locale casa-convento dei frati cappuccini. Non ero mai stata in Albania, né in altre terre di missione, e, come prima esperienza, ho avuto modo di vedere, constatare, avvicinarmi alle realtà presenti nei luoghi visitati, senza peraltro poter lontanamente pensare di riuscire a prestare la mia opera o dedicarmi a qualcosa di concretamente utile. Girando per i villaggi nelle vicinanze e nella città stessa di Scutari, ho potuto raccogliere impressioni di varia natura. Sono rimasta entusiasta e ho ammirato molto il servizio prestato nel centro Caritas diocesano di Lac Vau Dejes da giovani italiane della diocesi di Reggio Emilia che, con tanto amore e dedizione svolgono la loro opera di volontariato missionario nell’accudire, assieme agli addetti locali, gli ospiti disabili del centro. Altrettanto ammirevoli le suore di Madre Teresa di Calcutta ed i numerosi collaboratori, volontari e non, che nel loro istituto a Scutari accolgono e accudiscono persone con gravi problemi fisici e psichici. Ho potuto maturare la convinzione che è proprio nei posti dove c’è gente bisognosa, o veramente martoriata dalla sofferenza, il luogo dove si può misurare e toccare con mano il “Bene” che alberga nelle persone pronte a donarsi in maniera sublime. Un grande senso di angoscia ho riportato invece dalla visita alle prigioni dove sono stati rinchiusi coloro che sono stati poi portati agli onori dell’altare come Martiri Albanesi del regime comunista: ascoltare il racconto delle loro storie, avendo davanti agli occhi i luoghi e gli strumenti di tortura, conservati allo stato originale, mi ha fatto rivivere con la mente le loro sofferenze con aspetti e sensazioni realistiche davvero impressionanti. A Nenshat è stato possibile instaurare un rapporto più diretto con le persone del posto; soprattutto con un gruppo di loro che da qualche tempo avevano iniziato un percorso di adesione al carisma francescano, sotto la guida spirituale dei frati cappuccini a cui è affidata la parrocchia locale, e avevano manifestato la volontà di chiedere l’ammissione all’Ordine francescano secolare. Abbiamo pertanto programmato, nel corso della settimana, diversi incontri nella chiesa parrocchiale, insieme a fra Massimo, per offrire loro la nostra testimonianza e momenti di catechesi, in preparazione alla loro ammissione, prevista e celebrata solennemente la domenica successiva. Sono rimasta piacevolmente colpita e conquistata dalla loro gioviale accoglienza, fin dal momento delle presentazioni del primo giorno. Nei giorni successivi, loro per primi, sempre sorridenti, ci venivano incontro vedendoci arrivare; ed ogni vota erano lunghi abbracci e baci, tanti baci. Notavo nei loro volti una grande voglia di comunicare con noi; da ambo le parti ci aiutavamo con i gesti, ma alcuni di loro si sforzavano di mettere assieme le poche parole di italiano loro note per dimostrare quanto fossero felici della nostra presenza. Porterò sempre con me il ricordo di quanto fossi contenta di stare tra loro, in un contesto ambientale in cui dominava la semplicità e tutta la “bellezza” dell’incontrarsi.
Ringrazio pertanto l’Ofs regionale che mi ha dato l’occasione di prendere parte a questo viaggio in Terra di Albania e constatare come recarsi nei paesi più poveri del nostro, dove solo l’opera di suore, frati e volontari, tenta di migliorare le condizioni della povera gente, costituisca innanzitutto un momento di personale arricchimento umano e spirituale.
Assuntina De Mitri
Fraternità di Scorrano (Le)
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